Depressione

IL DISTURBO DEPRESSIVO

La depressione è un disturbo ampiamente diffuso che influenza sia la mente che il corpo incluse le funzioni cognitive, il comportamento, il sistema nervoso e il sistema immunitario.
A differenza di un umore triste passeggero, la depressione è considerata un disturbo perché interferisce con il normale funzionamento lavorativo, scolastico e, più generale, relazionale.
La depressione può variare per intensità da un’esperienza sfumata ad un disturbo clinico gravemente invalidante. Sulla base dell’intensità sintomatologica si distinguono:

DISTURBO DEPRESSIVO MAGGIORE
(episodio singolo, episodi ricorrenti).
L’episodio depressivo è definito come un periodo della durata di almeno due settimane durante il quale una persona si percepisce incapace di provare qualsiasi piacere, accompagnato da sintomi quali la perdita di sonno, di appetito, di desiderio sessuale, di interesse per i piaceri della vita (anedonia). Il tratto distintivo è un costante sentimento di colpa in assenza di cause reali, la presenza di pensieri suicidari. la presenza di deliri:
– di rovina,
– di povertà,
– di punizione meritata per comportamenti o azioni indegne,
– di punizione divina per condotte immorali,
– di malattie incurabili,
– di putrefazione di organi interni
La qualità, l’intensità e la natura dirompente dei sintomi sono gli elementi più rilevanti da un punto di vista clinico. Una valutazione attenta include uno screening di problemi medici che possono causare sintomi simili a quelli della depressione (diabete, disturbi della tiroide, morbo di Parkinson, sclerosi multipla) e una valutazione della presenza di un disturbo di dipendenza da sostanze psicotrope.
La depressione maggiore si manifesta con una combinazione di sintomi che interferiscono con le capacità lavorare, studiare, dormire, mangiare e in genere di godere di alcuni aspetti della vita. Il comportamento presenta pianto, perdita di interesse per attività precedentemente amate, indifferenza per le interazioni sociali, trascuratezza nell’aspetto, rallentamento motorio e della produzione del pensiero.

DISTURBO DISTIMICO
Distimia viene dal greco “δυστυμία» e significa “avvilimento“, termine che descrive piuttosto bene il nucleo del disturbo. Infatti, molte persone che ne soffrono, descrivono la patologia come la percezione di un velo steso sulla vita, che gli fa apparire tutto e tutti come avvolti dal grigiore che risucchia ogni colore della vita, e non ci sono né alti né bassi: la vita scorre ma senza stagioni.
Forma di depressione in cui i sintomi si manifestano in modo più attenuato, ma spesso più radicato. In generale il disturbo depressivo presenta due diversi andamenti:
si intensifica in modo crescente sempre più fino ad una specie di acme, oppure va a fasi. In quest’ultimo caso, la persona che ne soffre, qualche volta sta peggio qualche volta sta meglio;
nella distimia invece, il soggetto sta male in modo permanente, spesso per anni o perfino per decenni.
Nella distimia non sono presenti deliri come nella depressione maggiore, ma spesso essa si accompagna a fantasie invasive, più o meno manifeste che influenzano o distorcono la lettura degli eventi come:
– fantasie di restare senza risorse economiche,
– fantasie più o meno continue verso le malattie e relativi controlli spesso immotivati,
– fantasie di inadeguatezza anche in presenza di successi oggettivi.
Nella depressione maggiore il dolore fisico può raggiungere livelli e intensità profondi, mentre nella distimia no. Questo, che a prima vista può apparire come un vantaggio, in realtà in termini di possibilità terapeutiche si rivela un grosso ostacolo verso la cura e la guarigione, perchè chi è affetto da depressione maggiore può richiedere o essere spinto al trattamento dall’aggravarsi dei sintomi, mentre il distimico può avvertire lo stato di tristezza come una condizione esistenziale in cui si identifica e che non riconosce come uno stato patologico da curare. I pazienti distimici in genere arrivano a richiedere un aiuto terapeutico solo quando allo stato d’animo consueto si associa un episodio di depressione maggiore, spesso conseguenza di eventi che la distimia ha contribuito a generare per la scarsa propensione a reagire e a cercare soluzioni come separazioni, perdita del lavoro, di amicizie ecc. A quel punto si parla di “Doppia Depressione”.
Infatti la distimia è caratterizzata da sintomi stabili e cronici che non sono di per sé invalidanti ma che impediscono un buon funzionamento, soprattutto relazionale e intaccano il senso di benessere.

Le cause dei disturbi depressivi spesso sono collegate alla sperimentazione dell’abbandono nella primissima infanzia, reale o vissuta come tale, e a una relazione disfunzionale con il caregiver (madre o altra figura di attaccamento) che, non riconosciute ed elaborate, portano ad un sentimento di autosvalutazione e di colpa, tratto distintivo delle persone colpite da questo disturbo.

Maria Rita CARDARELLI
(Fonte PDM-2)