Dipendenze

Le Dipendenze

Gli oppioidi endogeni o endorfine sono neurotrasmettitori, messaggeri del piacere e dell’ottenimento della ricompensa e dell’alleviamento del dolore e della sofferenza sia fisica che psicologica. Essi regolano quasi tutto nelle relazioni interpersonali e questo fin dal principio: sono rilasciati già nei neonati quando vengono allattati e si trovano in strettissimo contatto fisico con la mamma o con il care-giver. Quando crescono e capita ai bambini di cadere, la mamma soffia sulla ferita, non è tanto il soffiare a risultare efficace: è la presenza materna che trasmette al figlio una scarica di endorfine. La vicinanza amorevole di un’altra persona agisce su di noi come un analgesico, che ci fa sentire accuditi e amati. Crescendo, le difficoltà aumentano e così anche la disponibilità di sostanze che permettono di alleviare dolore, angoscia, paura ecc.
La sostanza che provoca dipendenza, diventa così un surrogato della figura di attaccamento. Prima di consumarla subentra un’eccitazione euforica, mentre dopo si è sopraffatti da un rilassamento di breve durata, lo stesso rilassamento che si potrebbe sperimentare attraverso il contatto con una figura di attaccamento. Tuttavia l’appagamento attraverso un surrogato non è mai tanto completo come quello che si otterrebbe tramite ciò che veramente vogliamo e di cui abbiamo bisogno. Vincent FELITTI (Medico USA) dice a questo proposito “è difficile averne abbastanza di qualcosa che sembra quasi funzionare“.
È così stato proposto da Peter COHEN di chiamare la dipendenza per ciò che esprime davvero, cioè “attaccamento”. Se non riusciamo a stabilire un legame con gli altri, ci rivolgiamo a un surrogato. Persone che diventano dipendenti cercano attaccamento, calore, sicurezza e protezione, cercano di alleviare le sofferenze, rendere tollerabile il ricordo di cose negative, provare quell’emozione che sussurra loro: “è tutto a posto, sei al sicuro“ : tutto ciò che qualcuno non è stato in grado di offrire loro.
Il Nucleus Accumbens (una piccola struttura alla base del cervello), molto vicino all’amigdala, prende accuratamente nota di quali modalità di comportamento producono stati d’animo piacevoli o riducono i sentimenti spiacevoli. Quando facciamo qualcosa che abbiamo giudicato positivo e che per questo è stato premiato con rilascio di dopamina (neurotrasmettitore implicato nel desiderio della ricompensa), il Nucleus Accumbens con tutta probabilità la volta successiva indurrà la ripetizione di quel comportamento.
Quasi tutte le droghe portano a una scarica di dopamina. Particolarmente intenso è l’effetto di amfetamine, cocaina, eroina e morfina. Anche nicotina, marijuana e hashish producono un rilascio di dopamina, mentre l’alcol incrementa la dopamina nel Nucleus Accumbens.

Mario Brunetti